Il vicedirettore di Novaya Gazeta, il giornale le cui pubblicazioni sono state sospese dal Cremlino, è intervenuto alla Scuola Holden di Torino.
Novaja Gazeta, il giornale di Anna Politkovskaja, assassinata il 7 ottobre 2006, è anche il giornale di Kirill Martynov, attuale vicedirettore. Il periodico, dalla fine di marzo non può più circolare in Russia, perchè sospeso dal Cremlino. Da qualche giorno però la Novaja Gazeta ha trovato un aiuto europeo in alcuni quotidiani che hanno deciso di pubblicare una traduzione degli articoli del periodico russo.
Così nella Giornata dell’Europa Martynov ha deciso di intervenire a Torino, alla Scuola Holden. Lo scopo dell’incontro è stato quello di raccontare la criticità con la quale sta vivendo la società russa questi mesi, ricchi di conflitti e di isolamento internazionale. Il punto focale della questione sono i ventenni, le prime vittime della propaganda dello Zar.
“Ufficialmente non c’è nessuno che può discutere con Putin perché tutti i politici si mostrano d’accordo con lui. Anche perché se non lo fai vieni perseguito, quindi se vuoi davvero criticarlo finisci per diventare una sorta di criminale. Io penso che in Russia si debba ricreare una classe politica, penso sia questa la missione di un giornale”
Le parole di Kyrill Martynov: Putin è in difficoltà
Il direttore di Novaya Gazeta, Kyrill Martynov, ha successivamente parlato in un’intervista con la Stampa di cosa sta accadendo in Russia, e della situazione di Putin. “Alcune persone in Russia ci credono o per meglio dire ci vogliono credere perché, sapete, se non credi a questa propaganda, ti trovi in una posizione molto difficile. Non solo è pericoloso esprimere un’opinione contraria sulla guerra in Russia. È soprattutto questione di identità. Se il mio presidente, il mio esercito e il mio Paese uccidono davvero la gente in Ucraina, se hanno commesso davvero questi crimini di guerra e così via, allora c’è qualcosa di sbagliato in loro”
Proseguendo con l’intervista in riferimento al discorso tenuto da Putin durante il 9 maggio, il direttore dichiara: “è assolutamente in difficoltà. È interessante notare com’è cambiato in tre mesi. Era molto più coraggioso a febbraio. Non ha nessuna opzione reale per finire questa guerra. E neanche per vincerla sul piano militare”.
E continua: “Putin non ha chiamato la mobilitazione generale poiché se chiamasse masse di soldati al fronte, nessuno verrebbe. Lo Stato russo è totalmente corrotto. Anche col coronavirus lo abbiamo visto: ha dovuto costringere ad osservare le restrizioni, nessuno osservava la legge. Se convochi milioni di persone, le chiami ad alzarsi dal divano e ad andare a morire in Ucraina, tutti ti diranno: “Perché io? Prendete lui”. Putin non vuole scatenare proteste e fughe a catena. La Russia ha un’economia al collasso, la società è divisa, milioni di persone non hanno perdonato questo conflitto. In pochi vogliono essere buoni, bravi e coraggiosi soldati contro persone che non hanno fatto loro niente di male. Non capiscono quale sia lo scopo”.